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Scrivere una mail…

Quando scriviamo una mail possiamo essere freddi e fastidiosi oppure piacevoli e disponibili e lasciare una bella impressione.

Alla fine, si tratta “semplicemente” di adottare qualche piccolo automatismo di comunicazione, in modo che quando il nostro nome appare nella inbox di un interlocutore, evochi un senso di positività anziché di fastidio.

In questa immagine c’è qualche consiglio (inglese, ma tutto italianizzabile!) per trasformare frasi fastidiose o abrasive in versioni più positive.

 

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CONO DELL’APPRENDIMENTO

Smetti di studiare per imparare e inizia ad imparare per spiegare. Come? È molto semplice. A seconda del modo in cui immagazziniamo cambia la qualità di ciò che siamo capaci di memorizzare. Il nostro cervello è un sistema complesso, bombardato in ogni momento da migliaia e migliaia di informazioni, la maggior parte delle quali vengono dimenticate, ma, una volta che ne abbiamo compreso il funzionamento, basta replicare la giusta modalità per ottenere un buon risultato.

La nostra memoria è profondamente influenzata dalle esperienze: più queste sono nuove, particolari e cariche di emozioni e più le ricorderemo con facilità. Non solo, Dale studiò anche la durata dei ricordi sulla base delle esperienze fatte.

In pratica l’apprendimento può essere passivo e attivo:

Passivo in termini di lettura, ascolto di registrazioni audio, lezioni in aula, visione di video, ecc; e questo stile determina (in genere) le più basse percentuali di memorizzazione.

Attivo se ti metti in azione: ripetendo, parlando in pubblico (o in un gruppo di studio), ma soprattutto mettendo in pratica quanto hai imparato, simulare un’esperienza, fare la cosa reale.

Il segreto, quindi, per rendere attiva e coinvolgente ogni attività di studio, è coinvolgere tutti i nostri sensi nel processo di apprendimento.

Ad esempio, l’utilizzo dei sensi per memorizzare ed apprendere è anche il metodo più innovativo ed intuitivo per imparare una lingua straniera.

Capita che dopo due settimane ricordi il 10% di ciò che leggiamo, dopo due settimane il 20% di ciò che ascolti. Se invece associ le due azioni allora il risultato sarebbe un bel 50%.

Quindi per ricordare meglio hai bisogno di associare ad uno stimolo verbale uno stimolo visivo. Ma in che modo è possibile ricordare ancora più informazioni? Partecipando ad una discussione, riuscirai a ricordare il 70% delle informazioni e addirittura il 90% delle che dici o fai!

Quindi, come usare il cono dell’esperienza/apprendimento?

Studia come se dovessi preparare una lezione per i tuoi compagni, amici. Questo significa rielaborare le informazioni che apprendi, metterle in pratica, applicare i principi chiave nella risoluzione di problemi ed esercizi, ripetere quanto studiato utilizzando i tuoi ragionamenti (e non ripetendo quanto scritto nel libro).

Simula la situazione reale, ripeti, registrati, riascolti e riguardati. Tutto sommato, è il concetto del Learning by doing, aumenta il tuo livello di coinvolgimento e aumenterai l’attenzione e la memorizzazione.

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La storia della carota, dell’uovo e del caffè

C’era una volta la figlia di un vecchio contadino che si lamentava sempre della sua vita e di quanto fosse difficile andare avanti. Era stanca di lottare e non aveva voglia di far niente.
Quando veniva risolto un problema, ne appariva subito un altro e ciò la abbatteva e la faceva sentire rassegnata.

Un giorno, il contadino chiese alla figlia di andare nella cucina della sua casupola e di sedersi.
Dopodiché riempì d’acqua tre recipienti e li mise sul fuoco.

Quando l’acqua prese a bollire, mise in un contenitore una carota, in un altro
un uovo e nell’ultimo dei chicchi di caffè.

Lasciò gli ingredienti a bollire senza proferire verbo, mentre la figlia attendeva
impaziente senza capire cosa stesse facendo suo padre.

Dopo venti minuti, il vecchio spense il fuoco, tolse la carota e la mise in una ciotola, tolse l’uovo e lo mise su un piatto ed infine scolò il caffè.

Guardò sua figlia e le disse “Cosa vedi?”.
“Una carota, un uovo e del caffè” rispose la ragazza.

Allora il padre la fece avvicinare e la invitò a toccare la carota.
Lei obbedì e notò che era tenera.

Dopodiché le disse di prendere l’uovo e di romperlo.
Lei tolse il guscio e osservò che l’uovo era duro.

Infine, le chiese di assaggiare il caffè e lei fu deliziata dal suo dolce aroma.
A quel punto, la figlia chiese: “Che cosa significa tutto questo?”.

Egli le spiegò che quei tre elementi avevano affrontato la medesima avversità,
l’acqua bollente, ma avevano reagito in modo molto diverso.

La carota aveva toccato l’acqua in uno stato forte e duro, ma dopo un po’ si era fatta debole e fragile.
L’uovo si era avvicinato all’acqua in uno stato fragile, la sua sottile buccia proteggeva un interno liquido che, però, con il passare dei minuti, si era indurito.

Il caffè aveva fatto qualcosa di unico: aveva cambiato l’acqua stessa.

Il padre chiese alla figlia: “Tu quale di questi elementi sei?
Quando le avversità bussano alla tua porta, come rispondi?

Sei come una carota, che sembra forte, ma quando viene toccata dal dolore
e dalle difficoltà diventa debole e perde la sua consistenza?

Sei come un uovo, che inizia con un cuore malleabile e uno spirito fluido, ma dopo una morte, una separazione o un addio si è fatto duro e rigido, che fuori resta uguale, ma dentro cambia?

Oppure sei come il caffè, che trasforma l’acqua, ovvero l’elemento che gli provoca dolore?
Quando l’acqua arriva al punto di ebollizione, il caffè sprigiona il suo sapore migliore.

Se sei come il chicco di caffè, quando le cose si mettono male, reagisci meglio degli altri e permetti che le cose attorno a te migliorino. Allora, quale dei tre sei?”

Di solito non racconto storie copiandole da altri perché mi diverto di più a inventarle.
Ma questa è molto significativa e volevo condividerla.

Tutti vorremmo essere come il caffè.
Ma spesso non ci riusciamo.

E non guardare al tuo passato, ai geni, al carattere o altre illusioni simili.
Tu puoi diventare come il caffè a partire da oggi se vuoi.

Se vuoi.
Non c’è nulla che te lo possa impedire, a parte… te.

Il solo punto è volerlo e fare il percorso giusto.
Che inizia sempre dalle tue emozioni.
Imparare come funzionano e imparare a dominarle.

Padroneggiarle, non significa controllarle o reprimerle.
Significa viverle con serenità e forza, senza diventarne vittima.

Da qui si parte.
Ed è una scelta alla portata di tutti. Buon caffè!

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Ascolto Attivo

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Tutti comunichiamo. Sempre, dovunque, con chiunque. Da quando ci svegliamo a quando sogniamo, con noi stessi e con gli altri, la comunicazione è costante e continua.

Noi siamo animali sociali progettati per interagire e comunicare con altre persone. La comunicazione rappresenta il prezioso mezzo che utilizziamo quotidianamente, sia nella sfera personale che professionale, per creare, costruire mantenere e consolidare le relazioni con altre persone. Se è vero che l’obiettivo delle persone è ricercare la felicità e che essa si trova nella sua ricerca, possiamo sostenere che è esteticamente interconnessa alle nostre capacità comunicative.
Tantissime ricerche ormai da molti anni hanno dimostrato che l’elemento fondamentale per il raggiungimento della felicità è proprio quello della comunicazione perché legato alle relazioni.

La comunicazione per essere efficace deve essere chiara e credibile, ma anche carismatica e persuasiva, Anthony Robbins dice che il modo in cui comunichiamo con gli altri e con noi stessi determina la qualità della nostra vita. Niente di più vero.

Possiamo avere una vita migliore solo se avremo relazioni migliori e quindi solo se saremo capaci di ascoltare ovvero se saremo in grado di imparare dalla vita, dalle esperienze, dalle lezioni quotidiane, nostre e degli altri, per arricchirci attraverso le informazioni che riceviamo tutti giorni grazie alle amicizie, i rapporti di lavoro, i figli, i genitori, la famiglia, le persone dei posti dove andiamo. Le relazioni ci arricchiscono e possono agevolare le nostre decisioni.

Il più grande ostacolo per una buona comunicazione sicuramente è rappresentato dalla bassa capacità di ascolto. Il segreto per entrare in sintonia con chiunque parte dall’ascolto attivo.

Storia di un viaggio

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Vi racconto una storia. La mia.
Seduto su una sedia a dondolo, davanti mio figlio. Forse c’è anche un nipote.
L’unica femmina ora è il nostro cane, Gemma. Sigaro, scaglie di cioccolata fondente e rhum. Inizia il racconto di una vita, tra ricordi e sogni. Eh già perché questa fotografia forse mi ritrae a ottant’anni, ma ne ho meno della metà. La scatola dei ricordi è già ricca di contenuti, sul consiglio di un’amica ho iniziato a scrivere la storia della mia vita. Perché ogni giorno vale doppio.
L’essenza di una vita intensa, una vita in rima.
Tra viaggi, sogni, amori.
Vado oltre, apro nuove porte, corro forte.
Ma ho anche bisogno di fermarmi a pensare. Riposare, riflettere, inventare nuove storie da scrivere e raccontare. Nuove storie da vivere. Sembra come se le invento e le scrivo mentre le vivo. È incredibile.
Mi trovo sopra un autobus che mi sta portando a toccare il cielo, fisicamente con un aereo, mentalmente con i miei sogni.
È un viaggio tra sogni e realtà. È il palcoscenico della mia vita.
Scrivo ciò che vivo, vivo ciò che scrivo. Perché amo scrivere il futuro, il mio, quello dei miei sogni.
Una telefonata mentre già sono in viaggio, e il giro di boa diventa un altro viaggio o forse è lo stesso ma è ancora più grande, ancora più in alto. Sono solo e vado veloce, ma c’è sempre chi mi aspetta e allora insieme andiamo più lontano. Ho dormito in un treno, ora dormo sopra un autobus e dormirò sopra un aereo. In realtà ho solo chiuso gli occhi ed ho sognato. Li apro e continuo a farlo.
L’aeroporto è vicino, non ho il passaporto. Qualcuno me lo consegnerà, quella stessa persona che ha fatto quella telefonata. Quella stessa persona che mi ha pensato e mi sta per regalare un sogno. Un altro. Vivo per crearne di nuovi e realizzarli. Ogni traguardo un nuovo punto di partenza. Di solito dico che li regalo, ma in realtà è la vita che li regala a me. I sogni. Vivo per scoprirne di nuovi. L’inizio è adesso. Ancora una volta.

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